La maraviglia della machina barocca: la cappella di Sant'Ignazio
Nella Cappella di Sant'Ignazio presso la Chiesa del Gesù, si nasconde una scenografica machina barocca ancora funzionante. Nel transetto della sontuosa chiesa barocca del Gesù, situata sulla via omonima del rione Campo Marzio, a Roma, la cappella a sinistra è dedicata al fondatore della Compagnia di Gesù, Sant'Ignazio di Loyola.
La legenda, posta sul leggio in prossimità di essa, riporta in sintesi la descrizione dell'opera, informando anche dell'esistenza di una "macchina barocca" che viene azionata ogni giorno alle h.17.30.
La cappella, prima dello straordinario evento, si presenta come un sublime esempio artistico e architettonico che ricorda molto la scenografia di un teatro: appare, infatti, come un tabernacolo creato con il timpano spezzato, in mezzo al quale un'ampolla in vetro blu, sorretta da un amorino, è situata tra due imponenti figure scolpite: una recante in mano la croce e l'altra la tiara papale. Sotto il timpano, supportato lateralmente da una coppia di colonne, quasi fossero delle quinte teatrali, due angeli scultorei sostengono il monogramma inscritto in uno scudo e sono, a loro volta, sollevati dalla curvilinea della cornice della tela raffigurante il santo, vera scenografia di tutta l'architettura. La tela è stata attribuita al gesuita pittore e architetto Andrea Pozzo, che l'avrebbe realizzata tra il 1681 e il 1702, nel periodo romano delle committenze ricevute dalla Compagnia del Gesù.
Sospeso al centro della rappresentazione ma sorretto da angeli, Sant'Ignazio è ritratto in atto di ricevere da Cristo il vessillo rosso recante il monogramma IHS, mentre quattro personaggi, simboli dei continenti fin allora conosciuti, assistono alla scena dal mondo terrestre. La tela sovrasta il basamento marmoreo del tabernacolo impreziosito da predelle regolari scolpite in oro con scene di vita del santo, la cui salma è conservata nel sarcofago prospiciente la struttura.
Lo spettacolare evento della macchina barocca ha inizio con una puntualità "svizzera" e viene annunciato da una musica corale e da una messa non officiata fisicamente, ma registrata. Esse accompagnano lentamente lo straordinario fenomeno che si manifesta nel momento in cui la tela inizia a calare, quasi fosse il sipario di un teatro, attraverso un sistema di movimento degli antichi argani e bilancieri (restaurati soltanto nel nuovo millennio) e celando, infine, una nicchia luminosa e splendente che custodisce l'imponente statua di Sant'Ignazio. Questa, era stata realizzata in argento dallo scultore francese Pierre Legros, nel 1699, ma un secolo dopo, il metallo è stato fuso per affrontare gli eventi bellici dei moti del 1798. L'attuale scultura è attribuita, infatti, all'emiliamo Amedeo Tadolini, allievo prediletto di Antonio Canova, che la realizzò in stucco e la rivestì d'argento.
La "miracolosa" apparizione volge al termine nel momento in cui cessa la musica, per lasciare ammirare, e applaudire, ancora una volta e nel suo complesso, la sontuosità della cappella di Sant'Ignazio e la scenografica maraviglia della "machina" barocca.